domenica 24 settembre 2017

Estratto dal prologo di "Malkha, le avventure del giovane Nedo"


1. Prologo


Pianeti, stelle, galassie, tutto normale ma solo se non includiamo in questo discorso anche Malkha. Chi è in realtà Malkha? Difficile spiegarlo in poche parole ma di sicuro nello spazio ha compiuto più imprese lui di qualsiasi mortale. Malkha era un celestiale, ossia un essere formatosi nel cielo o da polvere di stelle, come pensavano molti ricercatori dell’universo che non ne avevano mai visto uno. Lui era diverso dagli altri, abbastanza alto e robusto con orecchie a punta e altre punte sulla testa che formavano una sorta di cresta naturale. Appariva come un essere rossiccio e semi-invisibile, un po’come tutti i celestiali. Ma avere quei tratti somatici era una rarità tra i celestiali perché di norma si presentavano tutti come semplici ammassi di pietra e di polvere. Era abbastanza massiccio di braccia e di gambe e forse se fosse stato un comune mortale si sarebbe intuito facilmente che lavoro facesse, ma un celestiale che lavoro poteva mai avere nel cielo? Altri suoi simili gli avrebbero riso in faccia pur non sapendo la risposta. Ma lui non aveva paura di rispondere. Un costruttore. Sì, ma di cosa? Era la solita domanda che gli ponevano. Di strutture singolarmente intricate e geometricamente organizzate, rispondeva lui. Molti rimanevano a bocca aperta. Pensavano che da tutta quell’importanza che si dava, fosse un lavoro per pochi eletti.
I celestiali erano creature un po’ spaccone e anche molto ignoranti, si potrebbe dire, ma non lui, non Malkha. Qualcuno che non capiva gli poneva una domanda un po’ più specifica, ossia cosa significa costruttore di strutture singolarmente intricate e geometricamente organizzate?
E lui stupito e un po’ imbarazzato di far parte di quella specie rispondeva semplicemente: «Costruisco labirinti parastellari».
In tanti non sapevano neanche cosa fossero ma forse qualcuno ne aveva notati in giro per lo spazio. Lui si gonfiava il petto d’orgoglio e diceva di averli costruiti con le sue stesse mani. Iniziava a raccontare le sue imprese e in tanti, colti dalla curiosità, lo circondavano.
Quando lo si vedeva svolgere il suo lavoro era molto serio e di poche parole ma quando non lavorava si prendeva gioco degli altri celestiali facendosi passare per un eroe o addirittura un essere quasi leggendario. Ma torniamo al suo lavoro. Cos’è in realtà un labirinto parastellare? Era appunto un labirinto, che circondava e integrava stelle, una struttura che interagiva con lo spazio. Ancora non ci siamo, detto così si capisce ben poco.
Prima creava attorno a sé una barriera molto simile a un reticolato bianco e con i suoi piccoli occhi scavati sotto le sopracciglia osservava lo spazio circostante, attraverso di essa, per capire se le stelle fossero prive di forme di vita o se nel cielo ci fossero navicelle. Doveva essere libero di svolgere il suo lavoro senza intralci esterni e soprattutto senza mettere in pericolo la vita dei mortali.
I puntini bianchi nel reticolato indicavano la presenza di esseri viventi.

MALKHA, LE AVVENTURE DEL GIOVANE NEDO




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