lunedì 12 febbraio 2018

Recensione de "La battaglia dei sessi"



Registi: Jonathan Dayton e Valerie Faris

Durata: 121 minuti

Genere: commedia, sportivo, biografico

Data di uscita: Settembre 2017


  

Ho visto questo film per ben due volte, è tratto da una storia vera, la famosa "Battaglia dei Sessi" che vide affrontarsi, negli Stati Uniti, noti tennisti degli anni 60-70, con il tennista Bobby Riggs che sfidò prima Margaret Court e dopo Billy J King, due grandi campionesse del tennis femminile di allora. Fu un evento epocale per quegli anni che ribaltò la concezione di vedere le donne nella società. I risultati di questi due match non sto qui a dirveli, li trovate anche su Wikipedia, ma basti pensare che tutto ciò portò alla fondazione della famosissima WTA, federazione mondiale di tennis femminile.



I veri Bobby e Billy, foto d'epoca



Il film rappresenta magistralmente questo evento, ma anche il periodo storico in cui esso si va a collocare, anni 70 che avrebbero segnato il passaggio all'attuale era moderna, abbattendo vecchi schemi e contraddizioni.Ovviamente la battaglia di sessi si combatte dentro, ma anche fuori dal campo, con due protagonisti molto diversi: Bobby Riggs e Billy King.





Bobby (Steve Carrell), 55 enne, tennista fuori dai giochi già danni, prende e si prende poco sul serio, si beffa della vita giocando d'azzardo e con idee stravaganti; ha due figli, va dallo psicologo e frequenta dei gruppi per risolvere questa sua dipendenza, ma senza successo.




Billy (Emma Stone) invece è una tennista di successo, prima del ranking mondiale femminile, che si batte, insieme ad altre tenniste, per avere lo stesso premio in denaro degli uomini. Dopo essere stata cacciata con le altre dalla federazione, continua la sua battaglia, anche per portare in auge il tennis, visto a quei tempi ancora come uno sport di nicchia. Ma Billy combatte la sua battaglia anche nella scoperta della sua sessualità.



La svolta arriva quando Bobby la sfida in una partita di tennis con un alto montepremi, ma lei rifiuta, perché già intuisce la buffonata che lui vorrebbe mettere su da "maiale maschilista", così come veniva definito da molti. A questo punto Bobby propone la stessa cosa a Margaret Court, che accetta e tutti, anche solo con una ricerca su google, possiamo sapere come andò a finire. A questo punto Billy decide di accettare la sfida di Bobby e lo affronta a Houston in un palazzetto gremito.



I due contendenti si preparano alla sfida in maniera diversa: Bobby fa tanta pubblicità anche per deridere le donne, superando a volte anche il limite della decenza, Billy invece si allena duramente senza fermarsi. Il film si sofferma molto sulle vite dei suoi protagonisti, di tennis ne sentiamo solo parlare, ma ne assaporiamo comunque la solitudine mentale nelle loro vite complicate. Solo negli ultimi 25 minuti il film ci mostra il campo da gioco, la partita tra Bobby e Billy, che scrisse la storia del tennis.




Tra i tanti messaggi del film quello che ho apprezzato di più è la solitudine delle proprie decisioni nei momenti che contano e che sì, si può ridere, ironizzare su tante cose, ma quando c'è in ballo qualcosa di importante come l'orgoglio, non si può non affrontare tutto con più serietà, perché certe partite sono fondamentali per la propria vita: in esse ci si gioca tutto, anche se stessi.




Film bello, particolare, divertente, anche per la presenza di un ottimo Steve Carrell nel ruolo di Bobby, ma che soprattutto tratta di sport in maniera diversa, molto profonda e non banale, con una costante battaglia interiore dei personaggi, che si riflette poi anche sul loro modo di agire e nei risultati sportivi. Assolutamente consigliato agli amanti del tennis come me, ma soprattutto a chi ama le belle storie poco conosciute, che ti lasciano sempre qualcosa.




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