Salve
a tutti, oggi vi presento l’autore Alessandro Forlani. Lascio subito a lui la
parola nell’intervista che segue.
Ciao
Alessandro com’è nata la tua passione per la scrittura? Ricordi e aneddoti
particolari legati ad essa?
Sono
cresciuto a letture e cinema, sono immerso nelle storie da... beh, da quando mi
ricordo. E purtroppo è naturale che, non appena imparato a scrivere, si
desideri imbrattare fogli con le proprie stupidaggini. Ho memoria di tentativi
di romanzo (!!!) addirittura a quattordici anni: fantasy, naturalmente. A
vent'anni, come credo chiunque, ho esordito da poeta, ma a trent'anni ho
abbandonato per sempre i versi e mi sono dedicato alla narrativa fantastica.
Tre episodi che ricordo e ricorderò finché campo sono: 1) un tentativo di
abboccamento con Tabucchi (avevo allora ventiquattr'anni) per sottoporgli miei
racconti: mi cacciò in malo modo; 2) un cartomante in un pub universitario che,
niente affatto conoscendomi né conoscendo le mie attitudini, mi predisse un
avvenire da “scrittore di labirinti e di deserti”; 3) una colazione con Edoardo
Sanguineti parlando di poesia.
Di
cosa parla il tuo libro?
Provincia Senza Nome è
il mio primo tentativo self-publishing: tanto self che ho addirittura disegnato
la copertina! Ho all'attivo un Premio Urania e un Premio Kipple (il romanzo I
Senza Tempo), un Premio Urania-Stella Doppia (il racconto Materia Prima)
e pubblico regolarmente con Watson e Delos Digital (Arabrab di Anubi; Clara
Horbiger e l'Invasione dei Seleniti; Eleanor Cole delle Galassie Orientali; Il
Mondo nel Tramonto e decine di altri titoli): ho deciso che c'era spazio
per questo genere di esperimento. È una raccolta di tre racconti di ispirazione
lovecraftiana, ma ambientati in Italia (come già i precedenti Nebbie; M'rara
e moltissimi lavori brevi che ho pubblicato in antologie). Sono orrori
dell'infanzia, di un cortile sotto casa, delle piccole città degli anni '70,
'80 e '90 con un excursus in un futuro distopico.
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