mercoledì 21 novembre 2018

Segnalazione di "Settanta Revisited"



Titolo: SETTANTA REVISITED - guida sballata e verbosa per l’anziano rincattivito di questi anni millennovecentoduemili
Autore: Carlo Crescitelli
Casa editrice: Il Terebinto Edizioni, Avellino
Data di uscita: 8/17
Formato: cartaceo
Pagine: 96
Prezzo: €12
Link d’acquisto: ilterebintoedizioni


Sinossi
SETTANTA REVISITED è un diario semiserio dei magici anni Settanta, sviluppato fra la grande dimensione pubblica degli eventi che all’epoca rivoluzionavano il mondo, ed il piccolo privato del suo autore: al tempo bimbo prima, adolescente poi. Dall’autunno del 1968 – dopo che i carri armati sovietici hanno fatto il loro triste ingresso a Praga, e l’autore il suo triste ingresso in primina – al dicembre del 1980, con il tragico assassinio di John Lennon a New York, consumatosi appena un paio di settimane dopo il terremoto in Irpinia: segnali entrambi della fine di un mondo e di un futuro ignoto e tutto da scrivere. Nel mezzo, le grandi e piccole gioie, e i grandi e piccoli casini di allora: la musica, lo sport, il cinema, gli ideali, le lotte, le rivolte, le tante illusioni e delusioni che la storia del costume italiano racconta. Riconsiderate oggi con il tono disincantato e a tratti beffardo dell’uomo maturo che guarda al passato ridimensionandolo, eppur rimpiangendolo.


Cover: foto da web pubblico dominio wikipedia







Estratto

Gli anni Settanta erano meglio.

E mica solo perché eravamo giovani; sì, vabbè, pure per quello, ma principalmente erano meglio davvero. Poche cose e buone, e tante stxonxate inutili di meno. Chi stava dalla parte di chi si capiva, e la tecnologia era fatta per durare, capolavori della meccanica che valli a trovare oggi. E che ci frega che l’elettronica, la telematica e l’informatica praticamente non c’erano; in effetti era quasi meglio così. Partivi, e se ne parlava quando tornavi, e se chiamavi eri tu che chiamavi, il che era tutto un altro paio di maniche. La gente non si faceva troppo i xaxxi tuoi né tanto meno tu ti sentivi in dovere di condividerli. Le cerniere di pantaloni e giubbotti non si rompevano mai, perché i cinesi erano belli lontani e ‘ste cose ce le facevamo da noi, eccezion fatta per qualche made in Taiwan di stramacchio che però fastidio più di tanto non dava. No cocktails, no discoteche, no Amici di Maria de Filippi, no Uomini e donne, no Berlusconi, no bunga bunga, no piddì, no strategie di comunicazione, no rottamatori e no rottama_tori, no nuovo che avanza, ma volete mettere? I dischi erano quelli buoni, anzi parecchi dovevano ancora uscire o stavano uscendo, e che emozione che era! Se volevi sapere una cosa la dovevi andare a chiedere a qualcuno o cercartela in biblioteca, e sia nell’uno che nell’altro caso ti potevi fidare più che di Wikipedia. Eh già, perché il monopolio dell’informazione non c’era, anzi a ben pensarci per molti versi non c’era proprio l’informazione, ah ma si campava meglio, perché ti andavi tu a informare di quello che ti interessava e pace. Non c’era l’AIDS, ma volete mettere? E non c’erano tante di quelle rotture di xoxlioni che mi viene da piangere a pensarci. Prima di andare in un posto mica lo sapevi com’era, e quando tornavi al massimo lo potevi raccontare come lo avevano raccontato prima a te, e allora sì che per un altro ne valeva davvero la pena di andarci. E senza navigatore, che tutti poi sono buoni.

Negli anni Settanta la gente una coscienza sociale critica ce l’aveva, ce l’aveva a tutti i livelli, e quindi giocoforza i politici non erano così arroganti e stxonxi: non se lo potevano permettere. E l’economia? Vogliamo parlare dell’economia? Le cose si risolvevano con una svalutazione dalla sera alla mattina, ma perché vi farebbe tanto schifo adesso, che state ancora buttando il sangue dopo il primo decennio di crisi? Svalutavi, aumentavi i prezzi, rilanciavi l’export e avevi risolto; con le griglie monetarie tutto si poteva fare, altro che con quest’euro di merxa. E infatti non c’era, l’euro, negli anni Settanta, non c’era quasi neanche l’Europa, e manco a dirlo tra noi europei si andava molto ma molto più d’accordo di oggi.

Ma tali vantaggi i giovani, il nuovo che avanza appunto, non li hanno mai sperimentati, e i vecchi chissà che xaxxo gli ha preso, a inguaiare se stessi e gli altri per una cucchiaiata di minestra. Anzi no, per una cucchiaiata di miliardi, e a noi la zuppa rancida. A noi il rigore, a noi le guerre, le guerre nel mondo e le guerre tra poveri, negli anni Settanta ce n’erano molte di meno, di tutte queste guerre, ci avete mai pensato?

No, tutto questo non sarebbe mai successo, negli anni Settanta. Certo che no.



Biografia autore 

Carlo Crescitelli vive ed opera ad Avellino, e la sua attività autoriale spazia dall’ambito letterario a quello saggistico e artistico. Sue le fortunate cronache di viaggio pubblicate sotto le spoglie de “L’antiviaggiatore”.



Contatti
antiviaggiator@virgilio.it


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